Il “superminimo assorbibile” è una parte della retribuzione extra che alcuni lavoratori ricevono in aggiunta al salario minimo previsto dal contratto nazionale. Si tratta di una quota che il datore di lavoro può decidere di corrispondere al dipendente per premiarne il rendimento, le competenze specifiche, la dedizione sul lavoro o altre qualità particolari.
Cosa si intende per “assorbibilità” del superminimo
L’aggettivo “assorbibile” sta ad indicare che questa parte accessoria della busta paga può essere in tutto o in parte riassorbita – e quindi ridotta o azzerata – al verificarsi di determinate circostanze.
In particolare, l’assorbibilità scatta in caso di aumenti contrattuali o di passaggio di livello che vadano ad incrementare lo stipendio base percepito dal lavoratore. Quando ciò accade, il datore di lavoro ha facoltà di ridurre o cancellare del tutto la quota di superminimo precedentemente stabilita per riportare la retribuzione complessiva al valore precedente all’aumento.
Per fare un esempio concreto, se Mario Bianchi percepisce uno stipendio di €1.500 al mese più un superminimo assorbibile di €200, per un totale di €1.700 mensili, nel caso in cui intervenga un aumento contrattuale di €100 che porta la retribuzione base a €1.600, il datore di lavoro potrà azzerare o ridurre a sua scelta il superminimo in modo da mantenere il costo del lavoro invariato sui €1.700 iniziali.
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Quando e perché si ricorre al superminimo assorbibile
Questo particolare elemento retributivo viene utilizzato in genere per remunerare le prestazioni e le competenze eccellenti di dipendenti su cui l’azienda vuole investire, senza tuttavia incrementare in modo definitivo il costo del lavoro ad essi associato.
Si tratta quindi di un bonus variabile e dal valore temporaneo, che serve per gratificare il singolo lavoratore, ma che può poi essere riassorbito in futuro.
Dal punto di vista del datore di lavoro si riducono quindi i rischi: da una parte si incentiva e si premia la produttività, la crescita professionale e l’impegno del personale, dall’altra ci si tutela da aumenti permanenti del costo del lavoro che potrebbero ridurre la competitività dell’azienda.
Alcuni casi tipici nei quali viene utilizzato il superminimo assorbibile sono:
- Incentivazione temporanea di dipendenti meritevoli per limitare il turnover e trattenerli in azienda;
- Compensazione di abilità e competenze specifiche di alto valore (es. conoscenze linguistiche, specializzazioni tecniche etc.);
- Riconoscimento di risultati particolarmente eccellenti su singoli progetti o attività.
Come deve essere stabilito contrattualmente
Per essere applicato correttamente, l’assorbibilità o meno di uno specifico superminimo deve essere chiaramente stabilita per iscritto al momento dell’assunzione del dipendente o comunque durante il rapporto di lavoro.
Più precisamente, le condizioni devono essere indicate:
- Nel contratto di assunzione, se lo si vuole riconoscere immediatamente;
- In un accordo scritto integrativo, se lo si aggiunge successivamente per premiare il lavoratore.
In entrambi i casi, la comunicazione deve specificare in modo chiaro e inequivocabile la quota di superminimo concordata e la sua assorbibilità totale o parziale.
In assenza di queste precisazioni nero su bianco, il superminimo erogato si presume non assorbibile e va quindi mantenuto anche a fronte di aumenti contrattuali o di passaggio di livello applicati alla retribuzione base.
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Differenza con il superminimo non assorbibile
Esiste anche la variante del “superminimo non assorbibile”, al quale – come dice il nome stesso – non si applicano in nessun caso le regole di riassorbimento.
Si tratta a tutti gli effetti di una quota retributiva aggiuntiva fissa, che si somma in modo permanente al salario contrattuale, a prescindere da futuri aumenti.
Anche in questo caso è necessario definirne con esattezza le caratteristiche fin dal principio nel contratto o negli accordi, specificando che si tratta appunto di una quota non assorbibile.
Dal punto di vista del lavoratore, evidentemente il superminimo non assorbibile risulta più vantaggioso e garantito nel tempo.
Considerazioni e best practice per gestirlo al meglio
È importante comprendere a fondo le implicazioni e le particolarità del superminimo assorbibile per gestirlo in modo efficace sia per i datori di lavoro che per i lavoratori.
In generale conviene sempre definirne chiaramente le caratteristiche fin da subito ed eventualmente aggiornare e comunicare variazioni che dovessero intervenire nel tempo.
Per i lavoratori può essere utile contrattare – dove possibile – superminimi non assorbibili o comunque discutere e concordare con precisione eventuali assorbimenti parziali per avere un minimo di garanzie nel tempo.
Per le aziende il consiglio è di utilizzarlo con parsimonia, evitando disparità eccessive di trattamento tra dipendenti che possono creare insoddisfazione e ridurre la coesione interna e lo spirito di squadra.
In sintesi, gestito in modo trasparente e con equilibrio, il superminimo assorbibile in busta paga può rappresentare uno strumento utile di flessibilità e gestione sia della variabile retributiva che della componente motivazionale per valorizzare al meglio le risorse umane in azienda.
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