Il “superminimo assorbibile” è un concetto che fa parte del sistema di retribuzione dei lavoratori dipendenti in Italia. Ma cosa significa esattamente? Cerchiamo di fare chiarezza.
Che cos’è il superminimo
Innanzitutto, cos’è il “superminimo”? Si tratta fondamentalmente di una parte della retribuzione che si aggiunge alla paga base prevista dai contratti collettivi nazionali o aziendali.
Serve a garantire un compenso più dignitoso ai lavoratori, riconoscendo professionalità e competenze specifiche che vanno al di là di quanto stabilito dai contratti.
Ad esempio:
- Mario per il suo lavoro di operaio prende 1.500 euro in base al contratto nazionale.
- Grazie alle sue competenze tecniche avanzate, l’azienda gli riconosce un superminimo di 200 euro.
- Quindi lo stipendio totale sarà di 1.500 + 200 = 1.700 euro.
I 200 euro in più sono appunto il “superminimo”.
Che vuol dire “assorbibile”?
Qui entra in gioco il concetto di “assorbibilità“. Questa caratteristica indica che il superminimo è soggetto ad una sorta di riassorbimento al verificarsi di particolari condizioni.
Cosa significa nel concreto?
Se il minimi tabellari previsti dai contratti salgono, il datore di lavoro può ridurre parzialmente o totalmente il superminimo. L’incremento contrattuale si “mangia” lo stipendio aggiuntivo precedentemente concordato.
Facciamo un altro esempio:
- Mario prende sempre 1.500 euro per il suo lavoro secondo contratto.
- Ha un superminimo assorbibile di 200 euro.
- Quindi lo stipendio attuale è di 1.700 euro.
- A seguito del rinnovo del contratto nazionale, il minimo per il suo livello sale a 1.600 euro.
- L’azienda può ridurre/eliminare il superminimo, dato che la paga base è aumentata.
- Lo stipendio finale potrebbe quindi tornare al nuovo minimo di 1.600 euro.
In pratica l’aumento contrattuale ha “assorbito” il superminimo.
Differenza con il superminimo non assorbibile
Esiste anche una seconda versione, il “superminimo non assorbibile“. In questo caso si tratta di una quota aggiuntiva della retribuzione che però rimane fissa nel tempo.
Non può quindi essere ridotta o riassorbita a fronte di aumenti del minimo stabilito dai contratti.
Ad esempio:
- Mario ha sempre 1.500 euro di minimo contrattuale.
- Per le sue competenze avanzate gli viene dato un superminimo non assorbibile di 200 euro.
- Quindi lo stipendio attuale è 1.500 + 200 = 1.700 euro.
- Al rinnovo del contratto nazionale, il minimo sale a 1.600 euro.
- Ma in questo caso il superminimo non può essere toccato ed è ancora di 200 euro.
- La retribuzione totale sarà quindi 1.600 + 200 = 1.800 euro.
L’aumento contrattuale si aggiunge al superminimo anziché “assorbirlo”.
Quando si applica
Solitamente la questione del superminimo assorbibile o meno si pone al momento dell’assunzione di un lavoratore.
La sua applicazione o meno dipende dall’accordo raggiunto tra datore di lavoro e dipendente in sede di stipula del contratto.
In alternativa, può essere previsto dai contratti integrativi aziendali, che quindi stabiliscono regole generalizzate per tutti i lavoratori di una certa realtà imprenditoriale.
In ogni caso, le condizioni legate al superminimo vanno sempre concordate ed indicate per iscritto, in modo che per entrambe le parti siano perfettamente note e trasparenti.
Considerazioni finali
In sintesi, la questione del “superminimo assorbibile” è molto rilevante nel definire esattamente il trattamento economico di un lavoratore.
Dal suo punto di vista, ovviamente è preferibile avere una quota aggiuntiva “non assorbibile” perché sarebbe garantita nel tempo.
Dal lato delle aziende, invece, mantenere un certo grado di flessibilità è fondamentale per gestire al meglio i costi del personale.
Ecco spiegato cosa significa il “superminimo assorbibile”! Spero che questo articolo sia stato utile per fare chiarezza su un aspetto a volte poco conosciuto dei contratti di lavoro.